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Centro Dialisi – Dangbo, Benin

“Senza un senso di cura, non ci può essere un senso di comunità.” - Anthony J. D’Angelo

Quadro complessivo

Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) le malattie che in gran parte del mondo sviluppato sono prevenibili e curabili, in Africa oltre che a essere molto diffuse, sono ancora causa di morte. Ma non solo, l’Africa detiene solo il 3% del personale sanitario mondiale, nonostante abbia gran parte del carico delle patologie del mondo. Le malattie infettive, come HIV, malattie diarroiche, malaria e tubercolosi, sono la principale causa di morte, con percentuali, ancora oggi, allarmanti.
In questo quadro già molto compromesso, si inseriscono le nefropatie, che costituiscono un serio problema, in quanto la possibilità di accedere alla terapia renale sostitutiva in caso di insufficienza renale è limitata per gran parte delle popolazioni, causa l’ingente costo delle cure. Un dato determinato dall’elevato numero demografico ma anche dal cambiamento delle abitudini alimentari, che ha favorito l’aumento dei fattori di rischio.

Centro dialisi

Alla luce di questa analisi preoccupante e incoraggiati dalla fortuna di gestire già un ospedale in Benin per conto della Diocesi calabrese di S. Marco Argentano – Scalea, in collaborazione con la diocesi di Porto Novo, abbiamo deciso di investire le nostre energie anche sulla realizzazione di un centro di emodialisi all’interno dell’ospedale di Dangbo.
Tutto questo sarà possibile grazie e soprattutto alla straordinaria professionalità del dottore e fratello, ormai africano di adozione, Roberto Pititto, nefrologo e presidente di AS.ME.V Calabria (Associazione Medici Volontari), già esperto della realizzazione di unità di dialisi in Eritrea.

Il progetto nasce dall’esigenza di fornire ai pazienti con insufficienza renale cronica di quell’area, una terapia salvavita, alla quale attualmente la maggioranza di essi non può accedere. Se poi si considera che tali pazienti hanno un’aspettativa di vita assai lunga e che l’unica alternativa è il trapianto renale, si comprende come tale impegno sia rilevante e prolungato.

Il padiglione destinato, e già individuato, al servizio dialisi sarà dotato di tre/quattro “posti rene” e relativo impianto di osmosi, per la produzione di acqua pura. La dialisi è un trattamento che dura circa quattro ore e che viene effettuato per due/tre volte a settimana. Pertanto un singolo “posto rene” serve due o tre pazienti, se utilizzato per un solo turno al giorno, il doppio se utilizzato per due turni giornalieri.

Accordi governativi

La realizzazione del Centro richiede un impegno assai oneroso non solo in termini di risorse umane, ma anche di risorse economiche, soprattutto per il consumo di materiale monouso per singola terapia. Per tali ragioni, unitamente al Vicario generale della diocesi di Porto Novo, abbiamo incontrato il Ministro della Salute della Repubblica del Benin, Benjamin Hounkpatin, che ha assicurato la collaborazione sia politica, per la gestione del futuro Centro e per le necessarie autorizzazioni, propedeutiche all’apertura del servizio, che economica, per quanto riguarda il contributo per ogni singolo trattamento. Inoltre ha messo a totale disposizione del progetto i tecnici attualmente presenti al Centro Dialisi dell’Ospedale di Cotonou, che pur funzionando al massimo delle sue potenzialità, non è in grado di dare risposta a tutte le richieste. Aspetto fondamentale se si considera che la manutenzione delle complesse apparecchiature elettromedicali, reni artificiali e osmosi inversa, rappresenta in questi Paesi il più rilevante problema, per consentirne il corretto e duraturo funzionamento.
Infine abbiamo formulato al Ministro una proposta di accordo, nel quale prevediamo un programma di formazione per gli operatori sanitari, medici ed infermieri, da realizzare sia in Italia che in Benin, condizione sine qua non per l’apertura del centro.

L’Ospedale di Dangbo

L’ospedale di Dangbo “Auberge de l’Amour Rédempteur” è stato realizzato nel 1995 grazie al partenariato stipulato tra Mons. Vincent Mensah per la Diocesi di Porto Novo e Mons. Augusto Lauro per la Diocesi calabrese di San Marco Argentano – Scalea, su proposta e ideazione del Dr. Carlo Costarella, attualmente vice presidente della nostra associazione.
L’ospedale è costituito da tre padiglioni funzionanti: il padiglione A, il primo realizzato, che ospita il reparto di medicina generale, il padiglione B con gli ambulatori e la farmacia e il padiglione C con la sala operatoria e la ginecologia ostetricia.

L’ospedale è inoltre dotato di un moderno laboratorio analisi allocato in un edificio che si pone tra i padiglioni A e B.
A queste strutture si aggiungono altri due padiglioni, uno realizzato dall’ambasciata americana, non ancora funzionante e che dovrebbe essere destinato alla pediatria, e l’altro dall’ambasciata olandese, che sarà occupato dal centro dialisi.
Infine la Caritas Sedekon ha realizzato una struttura per la cura dei malati di HIV.
In costruzione, ormai da diversi anni, sono i locali che dovrebbero ospitare il servizio di radiologia. Per la precisione esiste solo uno scheletro di fabbricato.

La gestione sanitaria dell’ospedale è affidata alla responsabilità di una religiosa, soeur Opportune, che svolge anche la professione di medico all’interno della struttura e fa parte della comunità religiosa femminile fondata e voluta per il servizio all’ospedale dallo stesso Mons. Mensah.

In concomitanza la gestione economica e logistica dell’ospedale è delegata ad un consiglio di amministrazione del quale fanno parte la stessa religiosa, due incaricati della diocesi di Porto Novo, don Ennio Stamile e il dr. Carlo Costarella, rappresentante per la diocesi San Marco Argentano – Scalea, che annualmente continua a sostenere le attività dell’ospedale attraverso la donazione di fondi.

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